27 luglio 2021 – UIDO GUIDESI – ASSESSORE ALLO SVILUPPO ECONOMICO – REGIONE LOMBARDIA : AI VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE MUSEI GRATIS PER UN ANNO e RICONOSCIMENTO PER IL SERVIZIO FONDAMENTALE ALLA COMUNITA’ LOMBARDA

COMUNICATO STAMPA – GUIDO GUIDESI – ASSESSORE ALLO SVILUPPO ECONOMICO – REGIONE LOMBARDIA 

REGIONE LOMBARDIA: AI VOLONTARI DELLA PROTEZIONE CIVILE MUSEI GRATIS PER UN ANNO

ASSESSORE GUIDESI: RICONOSCIMENTO PER IL SERVIZIO FONDAMENTALE ALLA COMUNITA’ LOMBARDA

(Milano, 27 luglio 2021) La rinascita post covid passa anche per l’arte e i musei attraverso l’iniziativa ‘La cultura per la ripresa’. La Giunta di Regione Lombardia, su proposta dell’assessore allo Sviluppo Economico Guido Guidesi, di concerto con Stefano Bruno Galli (Autonomia e cultura) e Pietro Foroni (Protezione civile) ha approvato una convenzione che consentirà ai volontari, funzionari e operatori della Protezione Civile, di accedere a 160 musei in tutta la Lombardia e in tutti i siti convenzionati gratuitamente. Questo avverrà attraverso l’Abbonamento annuale Musei Lombardia; una card gestita e promossa dall’Associazione Abbonamento Musei.

PER OTTENERE L’ABBONAMENTO – I soggetti coinvolti potranno ottenere l’abbonamento gratuito attraverso di tutti i canali di Abbonamento Musei e Regione Lombardia. Verrà creato un sistema di raccolta dati per scegliere il luogo di ritiro della card nel corso della prima visita al museo scelto dal singolo nuovo abbonato. Sarà così agevolato il primo contatto con il museo e l’utente potrà conoscere l’offerta culturale compresa nella propria tessera.

ASSESSORE GUIDESI: “Un riconoscimento ai volontari della Protezione Civile – ha detto l’assessore Guidesi – che con il loro impegno e professionalità rendono un servizio fondamentale alla comunità lombarda”.

ASSESSORE GALLI: “‘La cultura per la ripresa’ è un’iniziativa importante nella quale l’Assessorato che ho l’onore di guidare crede con forte determinazione. La collaborazione virtuosa tra Regione Lombardia e Abbonamento Musei ha agevolato già in precedenti occasioni – come nel caso del diritto allo studio degli studenti universitari – la fruizione dello straordinario patrimonio museale lombardo. E sono previste ulteriori azioni a sostegno della domanda di cultura di altre categorie. Nel tornante storico postpandemico che stiamo vivendo, riaccendere nei cittadini il desiderio per la cultura dal vivo e quindi ripopolare i luoghi e gli istituti della cultura s’impone come una priorità. Perché solo facendo leva sulla cultura si potrà ricostruire la socialità disgregata dalla pandemia. Questa iniziativa è un sostegno concreto e tangibile alla domanda di cultura e un riconoscimento al valore dell’impegno dei volontari, degli operatori e dei funzionari della protezione civile”.

ASSESSORE FORONI – “L’idea generale rispetto a questa iniziativa adottata da Regione, in collaborazione con l’Associazione Musei Lombardia, è quella di attuare misure allo scopo di sostenere a livello psicologico la popolazione che si è ritrovata ad affrontare in prima persona l’emergenza sanitaria, tra cui i nostri volontari di Protezione civile”, ha spiegato Pietro Foroni assessore con la delega alla Protezione civile. “Ho sempre ribadito quanto il loro operato sia stato indispensabile durante quest’anno trascorso”, ha aggiunto. “Senza la generosità e dedizione delle tante persone scese in campo per offrire supporto alla comunità, sarebbe stato impossibile affrontare la pandemia e raggiungere i risultati odierni: 400 mila giornate uomo lavorative dall’inizio dell’emergenza fino ad oggi che ha coinvolto i volontari su più fronti, uomini e donne che, senza sosta, 24 ore su 24, hanno contribuito a fare la differenza e creare una sinergia vincente tra sanità e il mondo del volontariato”. “Si tratta di una caratteristica peculiare di Regione Lombardia, – ha concluso Foroni – una forte presenza sociale e civica che collabora con le Amministrazioni. Questa iniziativa vuole essere, anche, un riconoscimento da parte dell’istituzione regionale nei confronti delle tante persone che si sono spese attivamente durante la pandemia”.

27 luglio 2021 – da Mauro Rotondi : L’ITALIA PUO’ RIPARTIRE DAL SOGNO EUROPEO, LA NAZIONALE UN MODELLO DA SEGUIRE

L’ITALIA PUO’ RIPARTIRE DAL SOGNO EUROPEO, LA NAZIONALE UN MODELLO DA SEGUIRE

La vittoria dell’Italia ai recenti Europei di calcio ci ha fatto vivere notti magiche da fissare per sempre nella nostra memoria regalandoci l’immagine di un paese desideroso di aggregarsi intorno a un sogno per uscire da un periodo difficile. Un successo storico atteso da 53 anni e un’esplosione di gioia collettiva dopo tante sofferenze.

Si dice che la Nazionale di calcio sia la metafora del proprio paese, magari non è esattamente così, di sicuro ci assomiglia. I nostri successi calcistici passati non hanno quasi mai suscitato apprezzamenti all’estero; ci rimproverano da sempre un gioco speculativo, un tatticismo esasperato per sfruttare le debolezze altrui e un uso fastidioso di furbizia e provocazioni. Da lì una serie di luoghi comuni sul nostro paese. Per non parlare delle immancabili polemiche nostrane alla vigilia di ogni manifestazione.

I successi del Mundial 1982, avvenuto tra anni di piombo, P2 e calcio scommesse nonché quello del 2006, maturato in un contorno economico e sportivo anch’esso incandescente, sono stati la reazione d’orgoglio a polemiche e avversità. Stavolta è successo il contrario: la Nazionale di Mancini ha ribaltato gli stereotipi del nostro calcio e del nostro paese; la squadra propone e impone il bel gioco sul campo, esalta il collettivo in cui tutti i singoli possono esprimersi al massimo, soffre quando c’è da soffrire. In finale, davanti al pubblico ostile degli arroganti inglesi, subisce il gol a freddo ma trova la forza di ribaltare una situazione complicata giocando bene. Stavolta sono gli inglesi, tra fischi al nostro inno e medaglie d’argento sfilate dal collo, a dimenticare la tanto sbandierata sportività.

Abbiamo visto una Nazionale capace di stringere tutti intorno a un sogno e stupire per la semplicità, lontana da ogni polemica. La squadra ha mostrato i valori autentici dello Sport e della vita: amicizia sincera tra giocatori, serenità e allegria in campo e fuori, consapevolezza dei mezzi e della forza del gruppo, a cui non serve un leader ma è il gruppo stesso a essere leader. Gli abbracci tra Vialli e Mancini, le parate di Donnarumma, gli inossidabili Chiellini e Bonucci, le cavalcate di Chiesa, i rigori contro Spagna e Inghilterra, i giocatori che cantano Notti Magiche del 1990 di Bennato e Nannini sono tra le immagini indelebili di quest’estate italiana da consegnare alla memoria.

Il documentario “Sogno azzurro”, girato dietro le quinte della squadra durante il mese europeo, racconta bene un’armonia e uno spirito di squadra difficili da cogliere nel nostro paese. Come hanno scritto i giornali stranieri applaudendo la nostra vittoria, non è azzardato paragonare Mancini e i giocatori ad artefici di un nuovo rinascimento italiano e di un nuovo umanesimo. La Nazionale di Mancini ci ha ricordato che essere italiani non è poi così male. Anzi, qualche volta possiamo pure sentirci orgogliosi di esserlo. Una vittoria europea porta ottimismo, gli economisti dicono valga lo 0.7 di PIL in più. In fondo, e i complimenti ricevuti da tutto il mondo lo testimoniano, ci aspettavano tutti con la nostra spensieratezza. Gli azzurri possono ora diventare un esempio anche per il paese; abbiamo l’opportunità di prendere l’esempio trasformando le difficoltà del momento in voglia di rinascita e nuovo entusiasmo. Come ha detto mister Mancini ai giocatori prima della finale: dipende tutto da noi.

Mauro Rotondi

Consigliere PD

Questa volta è il paese a volere assomigliare alla nazionale: seguire i valo

la vittoria che mancava a una generazione di calciatori, elli in campo e quelli in panchina, suggellata dall’abbraccio tra Mancini e Vialli in lacrime. Ed è il segno di rinascita che aspettavamo dopo il periodo peggiore delle nostre vite, come fu il Mondiale 1982 dopo gli anni di piombo. Difficile dire chi ne avesse più bisogno, se gli azzurri o noi.

Chi tra gli azzurri non gioca nella Juventus non aveva vinto praticamente nulla negli ultimi dieci anni (a parte lo scudetto dell’Inter di Barella). Ma anche agli juventini — in particolare al duo Chiellini-Bonucci, autori di una partita strepitosa, quasi come quella di Donnarumma — era sfuggita finora la consacrazione, che non era giunta con le due finali di Champions perdute ed è finalmente arrivata a Wembley.

Ma tutti quanti noi sentivamo la nostalgia e la necessità di una festa non meno di loro. Molti italiani sono usciti di casa per la prima volta stanotte dopo mesi; e l’hanno fatto per celebrare una vittoria collettiva. Appena un mese fa non se l’aspettava nessuno.

Non è forse una grandissima squadra, quella che ha conquistato il secondo campionato europeo della nostra storia e ha fatto suonare «Notti magiche» nel tempio del calcio inglese. Nulla a che vedere con la Nazionale che vinse nel 1968: Zoff, Facchetti, Mazzola, Anastasi, Rivera, Riva… Ma è senz’altro un grandissimo gruppo; che manda per primo a ricevere la medaglia Spinazzola con le stampelle. Professionisti, amici, compatrioti (bello vedere Matteo Berrettini andare a salutare in tribuna il presidente Sergio Mattarella; e sarebbe bellissimo se il primo italiano finalista a Wimbledon riportasse la residenza fiscale da Montecarlo in patria).

Non si diventa mai campioni per caso. Non senza una base tecnica e una forza morale. Il calcio non è metafora della vita e della politica; ma la Nazionale finisce sempre per assomigliare alla nazione che rappresenta. In questo mese, la Nazionale di Mancini ci ha ricordato che essere italiani non è poi così male. Anzi, qualche volta possiamo pure sentirci orgogliosi di esserlo.

Per un popolo che non ha avuto un Balzac e un Flaubert, un Tolstoj e un Dostoevskij, un Dickens e un Tolkien, il calcio è il vero romanzo popolare. E come ogni romanzo individua, racconta, segna un momento storico.

L’Europeo 1968 incrociò un’Italia uscita da una secolare povertà, alla vigilia di una stagione inquieta e violenta, che però almeno per una notte riscoprì il tricolore. Era un tempo in cui i calciatori non cantavano l’inno, che non veniva considerato una cosa importante; adesso lo è.

L’Italia è campione d’Europa

Con il Mondiale 1982 l’Italia cambiò umore. Finivano gli anni della politica di strada e di piazza, cominciava l’epoca del riflusso, del campionato di calcio più bello del mondo e della febbre del sabato sera, quando persino ballare era una cosa che si faceva da soli. Fu un’epoca fatua, che alla lunga avremmo pagato cara; ma fu anche l’ultima volta in cui siamo stati felici, almeno tutti insieme.

Il Mondiale 2006 fu un lampo nel buio di un Paese che già non credeva più in se stesso, ed era atteso da prove terribili: la grande crisi prima finanziaria poi economica, e ora la pandemia con il suo carico di dolore. Se anche questo Europeo resterà un bellissimo ricordo in un momento oscuro, o se invece diventerà davvero il simbolo di una rinascita, questo dipende soltanto da noi.

È la vittoria che mancava a una generazione di calciatori, quelli in campo e quelli in panchina, suggellata dall’abbraccio tra Mancini e Vialli in lacrime. Ed è il segno di rinascita che aspettavamo dopo il periodo peggiore delle nostre vite, come fu il Mondiale 1982 dopo gli anni di piombo. Difficile dire chi ne avesse più bisogno, se gli azzurri o noi.

Chi tra gli azzurri non gioca nella Juventus non aveva vinto praticamente nulla negli ultimi dieci anni (a parte lo scudetto dell’Inter di Barella). Ma anche agli juventini — in particolare al duo Chiellini-Bonucci, autori di una partita strepitosa, quasi come quella di Donnarumma — era sfuggita finora la consacrazione, che non era giunta con le due finali di Champions perdute ed è finalmente arrivata a Wembley.

Ma tutti quanti noi sentivamo la nostalgia e la necessità di una festa non meno di loro. Molti italiani sono usciti di casa per la prima volta stanotte dopo mesi; e l’hanno fatto per celebrare una vittoria collettiva. Appena un mese fa non se l’aspettava nessuno.

Non è forse una grandissima squadra, quella che ha conquistato il secondo campionato europeo della nostra storia e ha fatto suonare «Notti magiche» nel tempio del calcio inglese. Nulla a che vedere con la Nazionale che vinse nel 1968: Zoff, Facchetti, Mazzola, Anastasi, Rivera, Riva… Ma è senz’altro un grandissimo gruppo; che manda per primo a ricevere la medaglia Spinazzola con le stampelle. Professionisti, amici, compatrioti (bello vedere Matteo Berrettini andare a salutare in tribuna il presidente Sergio Mattarella; e sarebbe bellissimo se il primo italiano finalista a Wimbledon riportasse la residenza fiscale da Montecarlo in patria).

Non si diventa mai campioni per caso. Non senza una base tecnica e una forza morale. Il calcio non è metafora della vita e della politica; ma la Nazionale finisce sempre per assomigliare alla nazione che rappresenta. In questo mese, la Nazionale di Mancini ci ha ricordato che essere italiani non è poi così male. Anzi, qualche volta possiamo pure sentirci orgogliosi di esserlo.

Per un popolo che non ha avuto un Balzac e un Flaubert, un Tolstoj e un Dostoevskij, un Dickens e un Tolkien, il calcio è il vero romanzo popolare. E come ogni romanzo individua, racconta, segna un momento storico.

L’Europeo 1968 incrociò un’Italia uscita da una secolare povertà, alla vigilia di una stagione inquieta e violenta, che però almeno per una notte riscoprì il tricolore. Era un tempo in cui i calciatori non cantavano l’inno, che non veniva considerato una cosa importante; adesso lo è.

Con il Mondiale 1982 l’Italia cambiò umore. Finivano gli anni della politica di strada e di piazza, cominciava l’epoca del riflusso, del campionato di calcio più bello del mondo e della febbre del sabato sera, quando persino ballare era una cosa che si faceva da soli. Fu un’epoca fatua, che alla lunga avremmo pagato cara; ma fu anche l’ultima volta in cui siamo stati felici, almeno tutti insieme.

Il Mondiale 2006 fu un lampo nel buio di un Paese che già non credeva più in se stesso, ed era atteso da prove terribili: la grande crisi prima finanziaria poi economica, e ora la pandemia con il suo carico di dolore. Se anche questo Europeo resterà un bellissimo ricordo in un momento oscuro, o se invece diventerà davvero il simbolo di una rinascita, questo dipende soltanto da noi.

27 luglio 2021 – Claudio Regalia ci ha lasciati: un ricordo da Ernesto Credendino





Il Circolo di Saronno “Italo Balbo di Fratelli df’Italia, ricorda Claudio Regalia, che ci ha inaspettatamente lasciato, persona unica, per la usa abnegazione, partecipazione e disponibilità.
Persona unica che si è unita al partito sin dal suo nascere della sezione di Saronno allora una sparuto gruppo che cercava di avere una visibilità di un nascente partito Fratelli d’italia, che oggi ci premia per tutte le attività da allora svolte e soprattutto grazie alla Nostra presidente Giorgia Meloni, che ci sta portando a una crescita esponenziale e forse inaspettata.
Claudio era la memoria storica della sezione in quanto sapeva dati, persone della storia politica saronnese ed era per me un punto fermo per avere quelle informazioni dirette senza doverle andare a ricercare ed era di una precisione insospettabile, era solitamente la persona che da Presidente del Circolo sentivo per ultimo nelle decisioni che dovevo prendere per la vita del Circolo per la sua moderazione e per il suo equilibrio, in tutti questi anni di militanza non l’ho mai sentito lamentarsi o parlare male di qualcuno, mai chiedermi incarichi e quando lo nominavo dovevo prima convincerlo.
Era sempre presente il primo che dava la sua disponibilità a qualsiasi attività che si organizzava era sempre attivo e disponibile a dare una mano anche nell’organizzazione, non si lamentava neppure quando erano sempre gli stessi presenti e non vi erano ricambi nelle manifestazioni e nei gazebi in piazza. Quante volte ci siamo trovati senza essere in quattro per il montaggio del gazebo e doverci arrangiare da soli.
Era una persona per bene, onesta, disponibile che davanti agli altri non metteva mai in evidenza o in primis i suoi problemi e i suoi interessi, era per la sezione un militante attivo, il militante perfetto, che non voleva mai apparire ma essere presente e lavorare ma mai per interessi personali o per farsi vedere.
Era un amico, ci conoscevamo ormai da oltre trentacinque anni e sapeva che da lui non volevo un signor si ma anche ricevere le giuste critiche anche con accese discussioni su linee politiche da seguire o su organizzazioni di eventi.
Ci mancherai e i gazebi in piazza non saranno più la stessa cosa senza la tua presenza senza il tuo essere garbato e gentile e soprattutto senza il tuo humor strettamente anglosassone.
Caro Claudio ti saluto ti salutiamo, anche se sono sicuro che tu dall’alto vorrai vegliare su di noi per spronarci a seguire la retta via e ad attivarci nelle cose così come facevi Tu sempre presente, sempre in prima fila.
Il Presidente del Circolo Italo Balbo di Fratelli d’Italia di Saronno.
Avvocato Ernesto Credendino

26 luglio 2021 – da GUIDO GUIDESI – ASSESSORE ALLO SVILUPPO ECONOMICO – REGIONE LOMBARDIA GIUNTA APPROVA ‘NUOVA IMPRESA’ PER FAVORIRE AVVIO NEO AZIENDE E AUTOIMPRENDITORIALITA’ GUIDESI: “CON CONVINZIONE AL FIANCO DELLE PARTITE IVA”







COMUNICATO STAMPA – GUIDO GUIDESI – ASSESSORE ALLO SVILUPPO ECONOMICO – REGIONE LOMBARDIA 
GIUNTA APPROVA ‘NUOVA IMPRESA’ PER FAVORIRE AVVIO NEO AZIENDE E AUTOIMPRENDITORIALITA’
GUIDESI: “CON CONVINZIONE AL FIANCO DELLE PARTITE IVA”
(Milano, 26 luglio 2021) Si chiama ‘Nuova Impresa’: è la nuova misura approvata dalla Giunta di Regione Lombardia su proposta dell’assessore allo Sviluppo Economico Guido Guidesi. Con un contributo di 4.000.000 di euro, Regione sostiene l’avvio di nuove imprese lombarde del commercio, terziario, manifatturiero e artigiani e l’autoimprenditorialità quale opportunità di ricollocamento dei soggetti fuoriusciti dal mercato del lavoro. Si procederà attraverso l’erogazione di contributi a fondo perduto sui costi connessi alla creazione delle nuove imprese.
GUIDESI: “Regione Lombardia – ha spiegato l’assessore allo Sviluppo Economico di Regione Lombardia, Guido Guidesi – si è sempre schierata al fianco delle imprese e oggi con questa ulteriore misura vogliamo ribadire con forza e convinzione che la Lombardia è la casa delle partite Iva, luogo in cui chiunque abbia un’idea può realizzarla. Le imprese producono lavoro e per questo abbiamo deciso di supportare i nuovi inizi di impresa; sostenendo le imprese sosteniamo il lavoro”.
COSA SI INTENDE PER NUOVA IMPRESA – La misura è rivolta a chi vuole aprire una micro-piccola media impresa del commercio, terziario, manifatturiero e artigiani dei medesimi settori.
FORMA DELL’AGEVOLAZIONE – L’agevolazione consiste nella concessione di un contributo a fondo perduto fino al 50% della spesa ritenuta ammissibile, che dovrà essere pari ad almeno 5.000 euro, e comunque nel limite massimo di 10.000 euro per impresa.
SPESE AMMISSIBILI – Sono ammissibili esclusivamente le spese sostenute per l’avvio della nuova impresa sostenute e comprendono ad esempio gli oneri notarili per la costituzione d’impresa, gli onorari per prestazioni e consulenze relative all’avvio, l’acquisto di beni strumentali, macchinari, attrezzature, arredi anche finalizzati alla sicurezza; inoltre rientrano nei costi anche l’acquisto di software e hardware, i canoni di e spese di comunicazione. Sarà riconosciuto il contributo per metà di spese in conto corrente e per metà in conto capitale.
IL BANDO – Il bando attuativo con procedura a rendicontazione sarà pubblicato entro 60 giorni dalla pubblicazione della delibera di oggi. L’apertura dello sportello per la presentazione delle domande è prevista a dicembre così da consentire alle imprese di terminare gli adempimenti amministrativi per l’avvio dell’attività di impresa, nonché per sostenere le spese prima della presentazione della domanda. Potranno attingere al bando tutte le imprese aperte dopo questa delibera. Il termine di conclusione del procedimento di concessione con la relativa erogazione sarà di 90 giorni a decorrere dalla scadenza per la presentazione delle domande comprensiva della rendicontazione.

23 ottobre 2021 – da Lega Lombarda: «La Lega è vicino ai lavoratori».

Comunicato Stampa n. 99/2021:

«La Lega è vicino ai lavoratori»

Saronno 22 Luglio 2021

“La Lega in Lombardia è sempre concretamente a fianco dei lavoratori e si attiva immediatamente dove occorre”, dichiara l’On Fabrizio Cecchetti, riferendosi ai due gravi casi della Timken di Brescia e della Gianetti Ruote di Ceriano. Le vicende sono già approdate sul tavolo del Ministero per lo Sviluppo Economico e la Regione Lombardia è coinvolta. “Non lasceremo soli questi 106 lavoratori della Timken, come andiamo avanti a sostenere i 152 operai dalla Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto (Monza). Siamo con questi lavoratori e con le loro famiglie, la Lega farà di tutto per trovare una soluzione che salvaguardi questi posti di lavoro.” Conclude l’on. Cecchetti, vice capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati e coordinatore della Lega Lombarda per Salvini Premier.

A ciò si aggiunge il nostro plauso riguardo la scelta della vicina amministrazione di Ceriano Laghetto di fermare l’accesso per i mezzi pesanti nell’area della Gianetti ruote per evitare che qualcuno possa portare via i macchinari -conclude il responsabile cittadino Lega Lombarda Angelo Veronesi.

Segreteria Politica Lega Lombarda Saronno

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